Strano posto davvero la valle del Glagnò, luogo solitario e selvaggio come pochi altri, per incontrare, il 20 settembre, proprio le due persone che tanto desideravo conoscere e intervistare: si chiamano Fabio Acerbi e Monica Ugaglia e da un anno e mezzo vivono nella borgata di Grauzaria, in val Aupa. Così, accomunati dalla piacevole scoperta di amare gli stessi luoghi selvatici e fuori mano, ci ritroviamo la sera seguente per una lunga chiacchierata.
Fabio e Monica non sono friulani: lui è nato a Livorno nel 1965; Monica è astigiana, classe 1970. Sono entrambi fisici matematici ma ora si occupano di storia della scienza. Ma come sono capitati proprio qui? “La prima volta che siamo venuti in questo posto meraviglioso - esordisce Fabio - è stato 12 anni fa, quando entrambi abitavamo ancora a Trieste e facevamo il dottorato in matematica alla Sissa, amiamo andare in montagna spesso, ci sono stati periodi in cui ci andavamo 60 volte all'anno! “
Fabio Acerbi
Infatti sento Fabio chiamare per nome in modo preciso anche i luoghi più sconosciuti della val Aupa; racconta di aver dormito più volte d'inverno alla casera Palis di Lius e anche al Rifugio Grauzaria, con un freddo peloso (qui la sua origine toscana lo tradisce), e di conoscere anche l'Alta via Val d'Incarojo e la recondita valle del Rio Simon, che per lui è “di una bellezza ineguagliabile”.
In Friuli per scelta
Fabio ha insegnato matematica al liceo Stellini dal 95 al 99, poi si è trasferito con Monica in Toscana, per tornare per scelta in Friuli nel dicembre 2002, quando ha vinto il concorso come insegnante di ruolo e ha chiesto e ottenuto come sede Gemona. Allora Fabio e Monica sono andati ad abitare a Portis di Venzone, dove sono rimasti fino al 2005.
Monica Ugaglia
Fabio prosegue: “Poi ho avuto un posto di ricercatore al CNRS, l'analogo francese del CNR, e allora ci siamo trasferiti in Francia, nelle Cevennes, in un paradiso di boschi,ma è stato uno strazio, ho avuto una nostalgia mostruosa delle montagne, eppure lì c'era un silenzio impressionante e cieli stellati incredibili. Una volta presa la decisione di tornare qui, abbiamo innanzitutto cercato casa. Questa in val Aupa era la migliore in quanto a isolamento, così nel maggio 2007 abbiamo traslocato, e da allora siamo qui!”
Il discorso passa a Monica che si alterna a Fabio con perfetta sintonia: “Fabio si occupa di storia della matematica greca, io di Aristotele e della tradizione aristotelica. Grazie alle moderne tecnologie possiamo lavorare a casa tenendo i contatti con la posta elettronica, proprio come faremmo a Parigi. In rete ci sono moltissimi strumenti e poi abbiamo una biblioteca personale di circa 6000 volumi, in cui abbiamo investito negli anni tutte le nostre risorse, così ora siamo totalmente indipendenti come base dati.”
Praticare la decrescita
E Monica conclude: “E poi adesso abitiamo in un posto dove vivere è come far vacanza, anche se qui il sole non è proprio prodigo dei suoi raggi. E' un posto a cui ci siamo legati subito e in cui vorremmo restare. Non è una casa dormitorio per noi, non siamo venuti qui per stare con la testa da tutt'altra parte. Oggi in montagna ci vivi bene solo se hai una forte motivazione, pertanto non è affatto assurdo che persone come noi vivano in val Aupa.”
Ai Drentus con amore
Kaspar Nickles, 30 anni, che si definisce orgogliosamente innanzitutto “contadino” e solo in seconda battuta “dottore in agraria” e “guida naturalistica”. Ci diamo appuntamento nella sua casa ai Drentus, una minuscola borgata di quattro case raggiungibile in macchina da Pradis con una lunghissima strada oppure da Dordolla a piedi con un breve sentiero.
Kaspar con il primogenito Cosme e Marina in dolce attesa
Campetti di fagioli a Dordolla
I segni del passato
La cura del paesaggio
Sto ad ascoltare Kaspar che non solo si esprime in italiano con stupefacente proprietà di linguaggio (del resto a scuola la sua materia preferita era il latino) ma capisce benissimo anche il friulano, anche se non lo parla ancora.
Kaspar con la gerla
Però a me non interessa un turismo fine a se stesso, ma solo come parte dell'agricoltura; del resto senza agricoltura non fai turismo, perché la maggior parte dei turisti non cerca affatto la natura selvaggia, ma un luogo curato, pulito e attraente. Ma la cura da sola non basta: ci vuole un paesaggio vivo che puoi ottenere solo con l’agricoltura e l’allevamento, i prati e i pascoli e gli animali sono un simbolo di vita. L'agricoltura contiene anche una componente artistica, la creazione di luoghi belli che per di più ti regalano cibo sano ed energia rinnovabile; quando faccio la guida naturalistica per il Parco delle Prealpi Giulie, racconto ai bambini che faccio il contadino e cerco di far capire loro che la natura può anche essere utilizzata dall'uomo senza essere distrutta o contaminata. E questo concetto io cerco di realizzarlo nel mio lavoro.”
ciao Antonietta, ciao Dario,
RispondiEliminabel lavoro, storie interessanti, in bocca al lupo per il 2009!
maxm
Complimenti per l'articolo..io vivo a Moggio Udinese e a Drentus il buon Kaspar sta creando i suoi sogni..il segreto? Lavoro, passione e amore!
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