giovedì 4 dicembre 2008

Per amore del Friuli, in Friuli per amore

(Diari di mont 7) - In cui si raccontano le storie parallele di Monica, Fabio e Kaspar che venendo da altri luoghi hanno scelto di vivere in Val Aupa.

Strano posto davvero la valle del Glagnò, luogo solitario e selvaggio come pochi altri, per incontrare, il 20 settembre, proprio le due persone che tanto desideravo conoscere e intervistare: si chiamano Fabio Acerbi e Monica Ugaglia e da un anno e mezzo vivono nella borgata di Grauzaria, in val Aupa. Così, accomunati dalla piacevole scoperta di amare gli stessi luoghi selvatici e fuori mano, ci ritroviamo la sera seguente per una lunga chiacchierata.

Fabio e Monica non sono friulani: lui è nato a Livorno nel 1965; Monica è astigiana, classe 1970. Sono entrambi fisici matematici ma ora si occupano di storia della scienza. Ma come sono capitati proprio qui? “La prima volta che siamo venuti in questo posto meraviglioso - esordisce Fabio - è stato 12 anni fa, quando entrambi abitavamo ancora a Trieste e facevamo il dottorato in matematica alla Sissa, amiamo andare in montagna spesso, ci sono stati periodi in cui ci andavamo 60 volte all'anno! “


Fabio Acerbi

Infatti sento Fabio chiamare per nome in modo preciso anche i luoghi più sconosciuti della val Aupa; racconta di aver dormito più volte d'inverno alla casera Palis di Lius e anche al Rifugio Grauzaria, con un freddo peloso (qui la sua origine toscana lo tradisce), e di conoscere anche l'Alta via Val d'Incarojo e la recondita valle del Rio Simon, che per lui è “di una bellezza ineguagliabile”.

Un angolino di Grauzaria

In Friuli per scelta

Fabio ha insegnato matematica al liceo Stellini dal 95 al 99, poi si è trasferito con Monica in Toscana, per tornare per scelta in Friuli nel dicembre 2002, quando ha vinto il concorso come insegnante di ruolo e ha chiesto e ottenuto come sede Gemona. Allora Fabio e Monica sono andati ad abitare a Portis di Venzone, dove sono rimasti fino al 2005.


Monica Ugaglia



Fabio prosegue: “Poi ho avuto un posto di ricercatore al CNRS, l'analogo francese del CNR, e allora ci siamo trasferiti in Francia, nelle Cevennes, in un paradiso di boschi,ma è stato uno strazio, ho avuto una nostalgia mostruosa delle montagne, eppure lì c'era un silenzio impressionante e cieli stellati incredibili. Una volta presa la decisione di tornare qui, abbiamo innanzitutto cercato casa. Questa in val Aupa era la migliore in quanto a isolamento, così nel maggio 2007 abbiamo traslocato, e da allora siamo qui!”
Il discorso passa a Monica che si alterna a Fabio con perfetta sintonia: “Fabio si occupa di storia della matematica greca, io di Aristotele e della tradizione aristotelica. Grazie alle moderne tecnologie possiamo lavorare a casa tenendo i contatti con la posta elettronica, proprio come faremmo a Parigi. In rete ci sono moltissimi strumenti e poi abbiamo una biblioteca personale di circa 6000 volumi, in cui abbiamo investito negli anni tutte le nostre risorse, così ora siamo totalmente indipendenti come base dati.”


Praticare la decrescita

Fabio dice: “Sono rimasto folgorato dalle montagne friulane. Ho vissuto in Toscana, a Roma, in Piemonte, in Francia ma questo è il posto in cui mi sento davvero a casa. Girando in montagna abbiamo conosciuto gente un po' rude, è vero, ma i rapporti sono tutti di una certa profondità.” E Monica: “Ci troviamo bene con le persone che hanno un forte legame con il posto in cui vivono, persone concrete che spesso conducono una vita spartana, minimale, come si faceva fino a qualche decina di anni fa nell'Italia rurale e che adesso non esiste quasi più.”

Siamo così arrivati al punto centrale della scelta di Fabio e Monica. “Il mondo com'è adesso ci appare insopportabile – dice Fabio - e allora o ti impegni in modo serissimo per cambiarlo oppure ti isoli. Abbiamo sempre pensato che era sufficiente che uno solo di noi entrasse nella trappola del lavoro, e negli anni in cui avevamo pochi soldi abbiamo maturato la capacità di ridurre quasi a zero le spese. Qui possiamo vivere in modo coerente, pratichiamo la decrescita in modo convinto, niente cellulare né TV, elettrodomestici ridotti al minimo. Pur abitando sostanzialmente isolati, abbiamo ridotto al minimo anche l'uso dell'automobile, e quando vado in Francia per lavoro ci vado in treno.”
E Monica conclude: “E poi adesso abitiamo in un posto dove vivere è come far vacanza, anche se qui il sole non è proprio prodigo dei suoi raggi. E' un posto a cui ci siamo legati subito e in cui vorremmo restare. Non è una casa dormitorio per noi, non siamo venuti qui per stare con la testa da tutt'altra parte. Oggi in montagna ci vivi bene solo se hai una forte motivazione, pertanto non è affatto assurdo che persone come noi vivano in val Aupa.”

Ai Drentus con amore
Del tutto diversa, ma altrettanto forte è la motivazione che ha portato a vivere in val Aupa
Kaspar Nickles, 30 anni, che si definisce orgogliosamente innanzitutto “contadino” e solo in seconda battuta “dottore in agraria” e “guida naturalistica”. Ci diamo appuntamento nella sua casa ai Drentus, una minuscola borgata di quattro case raggiungibile in macchina da Pradis con una lunghissima strada oppure da Dordolla a piedi con un breve sentiero.


Kaspar al lavoro ai Drentus, con sullo sfondo la Grauzaria

A differenza di Monica e Fabio, che abitano sulle estreme falde della Grauzaria, Kaspar la montagna ce l'ha proprio di fronte, tozza, massiccia, e infatti lo fa pensare a “Maria Teresa, imperatrice autoritaria con tutte le sue gonne di crinolina”. Ed è qui che sotto lo sguardo arcigno della montagna-sovrana Kaspar vive con la moglie Marina Tolazzi, storica “voce” di Onde Furlane, e i due figli Cosme e Josef (quest'ultimo di appena un mese e mezzo).

Kaspar con il primogenito Cosme e Marina in dolce attesa

Kaspar e Marina hanno creato un’azienda agricola in cui si allevano le pecore di razza plezzana e si coltivano i prodotti tipici della montagna friulana, soprattutto patate e fagioli, ma il loro obbiettivo per i prossimi anni è quello di organizzare una fattoria didattica e aprire un agriturismo. Intanto tra la pappa di un pupo e le corse e le tombole dell'altro riesco a scoprire come vede Kaspar la vita in val Aupa.

Campetti di fagioli a Dordolla



I segni del passato

Kaspar racconta: “Prima di conoscere Marina, che è di Dordolla, io qui non ci ero mai stato, e anche il Friuli non lo conoscevo molto. Io sono nato in Germania, nel Baden-Württemberg, ma quando avevo otto anni i miei genitori - che facevano gli insegnanti – hanno comprato un'azienda agricola in Carinzia, un posto isolato a 1000 metri di quota, e lì si sono trasferiti con i loro quattro figli. La val Aupa è bella anche se è aspra, rispetto alle montagne cui ero abituato, e il clima è piuttosto piovoso e non molto favorevole all'agricoltura. In Austria gli insediamenti di montagna sono molto diversi, un territorio come quello attorno a Dordolla sarebbe gestito da due o tre aziende agricole, grazie a un sistema che non frammenta le eredità fondiarie.


Un bel ritratto di Kaspar

Il fascino della val Aupa per me sta nei numerosi segni dell’attività umana del passato che riscopro ogni giorno, seminascosti ma ancora leggibili: sentieri, muretti a secco, mulattiere lastricate mi fanno capire l'immane fatica che hanno fatto le generazioni passate (ma non tanto lontane nel tempo) per sopravvivere in questo ambiente difficile, e come lo hanno modificato senza snaturarlo. Mi si stringe il cuore al pensiero che tutto questo patrimonio vada perso, e sento quasi come un obbligo morale la sua salvaguardia. Anche la bellezza e l’integrità di Dordolla, con le sue viuzze strette dove le macchine non possono passare, nascono da quello che in apparenza è uno svantaggio, la mancanza di una strada, che però può diventare la chiave del futuro di questi posti.”

La cura del paesaggio

Sto ad ascoltare Kaspar che non solo si esprime in italiano con stupefacente proprietà di linguaggio (del resto a scuola la sua materia preferita era il latino) ma capisce benissimo anche il friulano, anche se non lo parla ancora.

Pecore plezzane a Drentus

Del resto Kaspar sembra avere le idee molto chiare e i piedi ben piantati per terra quando mi illustra la sua filosofia di vita mentre culla il piccolo Josef a pancia in giù sulle sue braccia: “Faccio agricoltura perché mi piace, e mi piace anche l’idea di mantenere almeno la possibilità di sopravvivere senza supermercati e petrolio; al tempo stesso so benissimo che è un’illusione quella di poter vivere di agricoltura in questi posti, e quindi è giocoforza abbinarla al turismo. In Austria tanti contadini di montagna vivono di turismo e non di agricoltura. E poi là vengono investiti molti soldi nella cura del paesaggio, che è un bene pubblico che tutti possono sfruttare, quindi anche i contadini - che ne sono i principali artefici - vengono retribuiti per il loro lavoro.

Kaspar con la gerla

Però a me non interessa un turismo fine a se stesso, ma solo come parte dell'agricoltura; del resto senza agricoltura non fai turismo, perché la maggior parte dei turisti non cerca affatto la natura selvaggia, ma un luogo curato, pulito e attraente. Ma la cura da sola non basta: ci vuole un paesaggio vivo che puoi ottenere solo con l’agricoltura e l’allevamento, i prati e i pascoli e gli animali sono un simbolo di vita. L'agricoltura contiene anche una componente artistica, la creazione di luoghi belli che per di più ti regalano cibo sano ed energia rinnovabile; quando faccio la guida naturalistica per il Parco delle Prealpi Giulie, racconto ai bambini che faccio il contadino e cerco di far capire loro che la natura può anche essere utilizzata dall'uomo senza essere distrutta o contaminata. E questo concetto io cerco di realizzarlo nel mio lavoro.”

2 commenti:

  1. ciao Antonietta, ciao Dario,
    bel lavoro, storie interessanti, in bocca al lupo per il 2009!
    maxm

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  2. Complimenti per l'articolo..io vivo a Moggio Udinese e a Drentus il buon Kaspar sta creando i suoi sogni..il segreto? Lavoro, passione e amore!

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