giovedì 4 dicembre 2008

Luna di ottobre sullo Zuc

Diari di mont 8 : ultima puntata, in cui si tirano un po' le somme dell'esperienza.
La luna piena di ottobre risplende già alle sei di sera nel cielo cristallino sopra lo Zuc dal Bôr, la montagna che con il suo caratteristico cocuzzolo roccioso sta dirimpetto al Rifugio, dall'altra parte della valle; il sole d'autunno invece accende solo per un'ora al mattino le foglie rosso-brune dei faggi, poi scompare dietro la Sfinge, sbuca ancora per poco verso mezzogiorno, e se ne va subito dopo definitivamente dietro la Cima dei Gjai. La stagione del rifugio è finita, ancora una domenica e poi gli scuretti rossi resteranno ben serrati fino al la prossima estate.

Luna sullo Zuc dal Bor

Ora possiamo tentare qualche considerazione finale. Cominciamo da quelle belle: gli escursionisti del 2008 sono molto più sensibili di un tempo ai problemi ecologici e dello smaltimento dei rifiuti, cosicché siamo orgogliosi di dire che in tutta l'estate non abbiamo dovuto raccogliere sul sentiero nemmeno una cartina di caramella! E nemmeno intorno al rifugio, nei giorni di grande affluenza, sono state lasciate “scovazze”.


Il sole dietro la Sfinge interpretato da Giovanni Vecil

Guarda chi legge

Su proposta della libreria Friulibris di Udine, abbiamo potuto fornire ai nostri ospiti un servizio supplementare sul cui successo all'inizio eravamo piuttosto scettici, vista la tanto conclamata disaffezione degli italiani alla lettura.

Guarda chi legge: Elena e Laura Vecil

Sto parlando dell'angolino del rifugio che offre una cospicua scelta di libri di montagna in vendita: tante bellissime guide, ovviamente, ma anche classici come l'intera collezione dei libri di Julius Kugy, biografie e autobiografie di alpinisti famosi friulani e non, volumi fotografici e libri su piante, funghi e frutti di bosco, nonché gli immancabili libri di cucina di montagna. Interessanti da avere a disposizione, belli da vedere e da sfogliare, ancor più belli da leggere nel loro “habitat” naturale (per così dire)...beh, noi i libri eravamo felici di tenerli in esposizione anche se non fossimo riusciti a venderne neppure uno! E invece... ne abbiamo venduti tanti, molti di più delle più rosee aspettative. E' capitato più di una volta che il libro appena sfogliato da uno di noi gestori con curiosità alla mattina, e poi rimesso sullo scaffale in attesa di leggerlo con calma alla sera, sia stato il primo a essere venduto a ora di pranzo!

Cinzia impegnatissima nella lettura del Nuovo a colazione

Dunque gli escursionisti sono alla ricerca di libri? Si direbbe di sì, forse perché non è facile trovare questi titoli se non nelle librerie specializzate, o forse per portare un regalino a casa (i libri di cucina e sulle erbe) o forse perché ad averli lì liberamente consultabili facevano voglia.

Tanghi e letture

Le due giornate in cui abbiamo registrato la massima affluenza, se si eccettua quella dell'inaugurazione ufficiale del rifugio dopo ben 13 anni di chiusura, hanno coinciso con i due eventi della stagione: il concerto del duo Fassetta, all'interno della manifestazione “Note in Rifugio” il 10 agosto, e le letture di montagna fatte dall'attore Massimo Somaglino domenica 5 ottobre. In entrambi i casi il Rifugio era gremito come non mai, fino all'esaurimento quasi completo delle scorte alimentari.

Erica Fassetta al violino e Gianni Fassetta alla fisarmonica

Passato l'assalto degli affamati, finalmente la relativa quiete durante la performance artistica: il simpaticissimo Gianni Fassetta alla fisarmonica, accompagnato dalla figlia diciottenne Erica al violino, si è esibito all'aperto davanti al rifugio inanellando brani classici, popolari e alcuni struggenti tanghi di Astor Piazzolla, mentre almeno duecento persone lo stavano ad ascoltare incantate; Massimo Somaglino, altrettanto simpatico ed estroverso, ha invece avuto in sorte la prima nevicata della stagione e ha dovuto così radunare all'interno del Rifugio i suoi numerosissimi fans che si sono assiepati su panche, sedie e scalini. Somaglino, lui stesso appassionato di montagna, ha operato una selezione molto interessante di letture, passando da una truce storia di Aldo Barbina a una pagina autobiografica dal diario dell'alpinista buiese Angelo Ursella, da una poesia in carnico di Leonardo Zanier dalla raccolta Il Câli a un racconto di Erri De Luca dalla raccolta Il contrario di uno, da un brano di Marco Albino Ferrari a brani di Vietato volare di Paolo Bizzarro per finire con delle irresistibili pagine di Saltatempo di Stefano Benni.

Massimo Somaglino legge Benni

Quest'ultima lettura, ben collegata logicamente al tempo perduto di cui parla Paolo Bizzarro, è stata davvero esilarante e ha mandato in visibilio la platea, che non avrebbe assolutamente “mollato” il buon Massimo che pure non si era certo risparmiato, leggendo senza interruzione per oltre un'ora e mezza. Insomma, un successo pieno su tutta la linea degli eventi “culturali”.

Paradossi del rifugio

Eppure questo successo porta con sé diversi paradossi e fa riflettere: ma siamo ridotti a tal punto che per portare gente in montagna ci vuole a tutti i costi un evento? E poi siamo davvero sicuri di volere questa concentrazione di folla, che pure abbiamo richiamato noi con le nostre iniziative, in particolare con le letture di Somaglino, completamente autogestite e non inserite in un programma come “Note in rifugio”?

Lauretta, la regina delle felci, tiene il broncio

Qui dobbiamo necessariamente parlare dell'imprevedibilità dell'affluenza del pubblico in un rifugio. Le previsioni meteo influenzano fortemente le gite domenicali, questo si sa, ma anche in una domenica di bel tempo, fino alle 11 del mattino non sappiamo se avremo 10 o 100 persone a tavola. Viene quindi da pensare che anche un minimo di risonanza di un'iniziativa sulla stampa o sulle Tv locali già di per sé favorisce la presa di coscienza che noi “esistiamo”. La situazione è quasi da manuale: se non passi sui media sei trasparente. Alla radio e alla TV friulana la montagna solitamente è presente solo in caso di incidenti e catastrofi.Ivo Pecile, creatore del seguitissimo sito di escursionismo “Sentierinatura” e dell'omonima trasmissione su Telefriuli, dice che nella nostra regione, che pure è montuosa quasi per il 50%, c'è pochissima attenzione da parte dei media alle manifestazioni "in quota", mentre in Alto Adige ogni sera sulla RAI3 locale c'è immancabilmente una trasmissione di 20-30 minuti con riprese e interviste a guide alpine, escursioni, ecc.

Aperto 24 ore

Se vivere “in quota” in un posto così bello come il rifugio Grauzaria non ha che lati positivi, molto più difficile è invece lavorare. Un rifugio – come dice il suo nome nella sua accezione più profonda – è un posto praticamente aperto 24 ore su 24, dove sostare al caldo e ricevere informazioni sui sentieri, è un servizio importante che si dà ai frequentatori della montagna, non è un alberghetto qualsiasi. E poi vi è la complessità del lavoro del gestore, che va dal sistemare i sentieri a fare la scorta di legna nel bosco, dall'attivazione del soccorso alpino alla ristorazione, dalla manutenzione alla contabilità.

Giovanni Vecil al Rifugio

Chi non frequenta abitualmente i rifugi alpini del Cai pensa spesso che il gestore sia in realtà un semplice custode della struttura e pertanto percepisca uno stipendio, sia pur modesto ma fisso, indipendente dalle bizze del meteo e della clientela. Ma non è così: il gestore è un imprenditore con i medesimi obblighi fiscali di un albergatore di pianura, ed in più è tenuto a pagare un affitto alla sezione del Club Alpino proprietaria dell'edificio.

Il frigo dei puffi

Anche i sistemi di approvvigionamento di energia elettrica dovrebbero essere presi in considerazione fin dalla progettazione o ristrutturazione di un rifugio, perché ci si trova schiacciati tra le esigenze sempre maggiori della clientela e la necessità imprescindibile di avere a disposizione l'energia sufficiente per potervi fare fronte, cioè far funzionare illuminazione e frigoriferi. Avere i pannelli fotovoltaici ti fa sentire ecologicamente promosso, ma purtroppo non consente l'autosufficienza energetica: quando piove per due giorni di seguito – emergenza non proprio rara da noi – oppure in autunno, con il sole che si nasconde dietro la Sfinge, i poveri pannelli fanno quello che possono, ma non riescono certo a far funzionare un frigorifero che ha bisogno di essere acceso giorno e notte. Noi abbiamo un frigo a gas, anche se ridicolmente piccolo per le necessità di un alberghetto (qualcuno lo ha chiamato con frase azzeccata “il frigo dei puffi”), e ci sentiamo fortunati rispetto ad altri rifugi recentemente ristrutturati come il Flaiban-Pacherini, che in situazione analoga alla nostra possiede sì un bel frigo grande, ma non riesce a farlo funzionare mai, o meglio solo di giorno, e quindi praticamente deve arrangiarsi senza! Ci sembra che come in tante altre occasioni nel nostro paese molte cose vengano fatte scollegate, e forse nel caso di un rifugio lo si immagina in modo romantico, ottocentesco, senza tener conto delle reali necessità dei nostri tempi.

Elena Vecil gioca a fare Robin Hood con arco e frecce

Mi ero ripromessa di concludere raccontando anche il punto di vista dei bambini: e che cosa hanno detto o pensato Elena, Giovanni e Laura della loro vita al rifugio? I bambini, saggiamente, non si sbilanciano, e forse snobbano un po' i grandi che li assillano con simili domande. Loro hanno vissuto, sono cresciuti, questo è tutto: hanno fatto la casetta di rami nel bosco, hanno giocato e slittato sulla neve, si sono rincorsi e talvolta accapigliati, hanno provato a scalare i roccioni intorno al rifugio con il loro papà. Forse da grandi ricorderanno con struggimento di essere andati in giro nel bosco di notte, o forse no, ma certo qualcosa di questa vita essenziale resterà in fondo al loro crescere.

1 commento:

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